Le imprese energivore in provincia di Ragusa e la necessità di puntare su tecnologie innovative, l’elaborazione del Centro studi della Cna territoriale prova a fare chiarezza e lancia alcune proposte

Mer, 28/12/2022 - 14:14
giorgio stracquadaneo

In un tempo medio, occorrerà puntare su tecnologie innovative che siano anche in grado di accelerare il riutilizzo dei rifiuti e rendere in buona parte autonome energeticamente queste attività, migliorando così il loro potenziale di crescita economica e aumentando l’occupazione. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto curato dal Centro studi della Cna territoriale di Ragusa che si presenta con una nuova veste essendo formato da un articolato gruppo di lavoro. A coordinarlo sarà Giorgio Stracquadanio mentre fanno parte dell’organismo Vito D’Antona, Gianfranco Motta e il segretario della Cna territoriale di Ragusa, Carmelo Caccamo. La sfida di cui si parla non è da poco e non è facile, soprattutto nella realtà economica della nostra provincia che, pur se dinamica, è ancora fortemente legata a modelli produttivi poco sostenibili. Nel terzo trimestre 2022 (quindi al 30 settembre) in provincia di Ragusa, su una popolazione provinciale di oltre 315.000 abitanti, operano attivamente 31.873 imprese; cioè un'attività ogni 10 abitanti.

“La domanda che ci siamo posti – dicono dal Centro studi – è quante di queste imprese sono energivore? Pur non disponendo di dati esatti sul numero delle imprese in provincia di Ragusa definibili energivore, appare interessante ed utile fare presente che i settori più esposti agli improvvisi mutamenti dei costi nel mercato dell'energia elettrica e del gas sono rappresentati dall'agricoltura, dall'industria e da una quota importante dei servizi (16.254 attività). In questo senso, alla luce dei seguenti dati, forniti dal movimprese.it per il terzo trimestre 2022, può presumersi che la nostra provincia sia fortemente influenzata dalla attuale crisi dei costi di produzione, atteso che i tre settori vantano al loro interno ampi e significativi esempi di agricoltura meccanizzata (serricoltura e zootecnia), di industria manifatturiera moderna, anch'essa meccanizzata, e infine, di numerose attività dedite alla logistica, alloggi, ristorazione, e altro ancora”.

Focus specifici sono stati predisposti per i seguenti comparti:

            1. Agricoltura

Secondo uno studio effettuato dall'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), i costi agricoli di produzione sono lievitati, nei primi dieci mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, del 22,7%. In particolare, per quanto riguarda l'aggregato delle colture vegetali, i costi complessivi a ottobre 2022 sono cresciuti del 20,3%. Solo il rincaro dei costi energetici, in particolare, carburanti ed energia è stato pari al +46%. Per la zootecnia, a ottobre del 2022, i costi di produzione degli allevatori sono aumentati, rispetto ad ottobre del 2021, del 24,9%.

            2.Manifatturiero (Industria)

In questo settore a fare le spese del caro energia sono state soprattutto le imprese di lavorazione di minerali non metalliferi (cemento, ceramica, ecc.), la metallurgia (ferro per l’edilizia, imballi in metallo, ecc.), la chimica (prodotti per l'edilizia specializzata, agroalimentare, ecc.), la lavorazione della carta e del legno e la gomma-plastica (imballaggi vari). La nota Istat dell'agosto 2022 certifica come per questi comparti i prezzi alla produzione siano aumentati del 2,8% su base mensile e del 40,1% su base annua. A pesare come un macigno sono stati e sono costi energetici: gas +159,1%, luce +233,6%.

            3. Servizi e Terziario

Il monitoraggio dei prezzi dell’energia del settore servizi e terziario (alberghi, ristoranti, bar, negozi alimentari e non alimentari) ha registrato un forte incremento dei prezzi energetici a partire dal 2022. I dati evidenziano come la corsa al rialzo dell'energia registrata nell'ultimo anno, e il fatto che la stessa possa continuare, può mettere seriamente in difficoltà questi tre settori strategici dell'economia iblea. E' chiaro quindi che il concetto, troppo ampio e dispersivo, di “transizione ecologica” per essere applicato all'interno dei tre settori analizzati va declinato come “evoluzione energetica sostenibile” degli stessi.

L'aumento rapido dei costi energetici ha subito mobilitato il tessuto imprenditoriale ragusano. La Cna è stata la migliore interprete di questa mobilitazione. Ma il compito di chi prova a rappresentare questo insieme di economie non può limitarsi solo nel chiedere, a gran voce alle istituzioni, misure di sostegno per la gestione del presente e poi rimanere in attesa di risposte. Per non rimanere afoni, per non rassegnarsi alla sindrome dell'attesa, bisogna, obbligatoriamente, andare oltre la fase rivendicativa con proposte che sappiano sollecitare attivamente le istituzioni e che mirino a ridare slancio e forza ad un tessuto produttivo di oltre 16mila imprese, dove più del 90% delle stesse è una microimpresa.

· Vanno costruite azioni di riqualificazione energetica di opifici di varia natura, aziende agricole, alberghi, b&b, ecc. sul modello dei bonus edilizi, perché l’efficientamento energetico di questi immobili è la prima chiave che apre alla riduzione dei costi e un futuro sostenibile.

· Va considerato un fatto nuovo: le energie rinnovabili non devono portare con sé nuove dipendenze. I componenti dei pannelli solari/fotovoltaici o delle pale eoliche sono: alluminio, vetro, silicio e rame. Ragusa ha un distretto dell'alluminio che va rilanciato proprio alla luce di queste nuove esigenze e di queste trasformazioni. Dipendere dai Paesi che producono questi sistemi significa rimanere deboli.

· Vanno avviati accordi territoriali che nel medio lungo termine possano definire le aree produttive ecosostenibili. Queste aree produttive possono essere individuate nelle aree industriali, nei comprensori di produzioni agroalimentari, nelle aree artigianali, nelle aree commerciali, e nelle aree destinate alla movimentazione merci. Il tutto può essere finanziato con le misure delle Zes (Zone economiche speciali). In provincia di Ragusa sono state riconosciute quattro di queste zone. I fondi di queste misure non sono stati ancora utilizzati.

“Alla base di queste tre proposte – spiega il presidente della Cna territoriale di Ragusa, Giuseppe Santocono – vi è la realizzazione delle comunità energetiche, uno strumento fondamentale che permette al nostro sistema economico, ancorato a modelli produttivi poco sostenibili, di evolversi. Cittadini, imprese, enti territoriali e autorità locali si uniscono e si organizzano per condividere l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. E' su questo nuovo strumento che la Cna territoriale di Ragusa intende indirizzare la propria azione per uscire, realmente, da una dipendenza energetica ancora fortemente legata al fossile”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ufficio Stampa
Giorgio Liuzzo