Nell’area iblea l’imposizione fiscale è al 61,6%. Da lunedì i piccoli e medi imprenditori potranno cominciare a lavorare per soddisfare i bisogni della propria attività. Il presidente Santocono: “E’ un vero e proprio salasso”.
Festa, questa mattina, nella sede della Cna territoriale di Ragusa. Festa, naturalmente, dal sapore provocatorio con il presidente territoriale Giuseppe Santocono e il segretario Giovanni Brancati, affiancati da alcuni funzionari dell’associazione di categoria, che hanno brindato al Tax Free Day che quest’anno cade il 12 agosto. E’ quella data fino alla quale il reddito generato dall’impresa è usato per il pagamento delle imprese e dei contributi. A partire dal 13 agosto di quest’anno, quindi, cioè da lunedì, lo stesso reddito può essere usato dall’imprenditore per soddisfare i bisogni della propria attività e della propria famiglia. Con una torta, in cui sono state riportate le percentuali del Tax Free Day riferite alla provincia di Ragusa, e con calici in mano, Santocono e Brancati hanno brindato all’evento. Allo stesso tempo hanno avuto modo di illustrare dati che parlano chiaro. In Italia, Ragusa è all’87esimo posto in graduatoria su 137 comuni considerati con un total tax rate pari al 61,6%. Nello specifico, i piccoli e medi imprenditori dell’area iblea corrispondono allo Stato, per quanto riguarda la tassazione, il 41,5% di quanto guadagnano; il 12,3% è versato per i tributi locali e il 7,2% per le imposte regionali. Quello che resta ammonta a circa il 39%. Significa che in un anno 225 giorni di attività imprenditoriale sono utilizzati per pagare i tributi, 140 per soddisfare i bisogni dell’impresa e i consumi familiari. “Le imprese – ha dichiarato il presidente Santocono – non hanno potuto acquisire reddito per effetto della tassazione nazionale, regionale e comunale. Questo sistema fiscale non è più tollerabile per l’intero comparto produttivo. E’ un vero e proprio salasso. Il fisco pesa, eccome se pesa. E sempre di più sulle spalle delle piccole imprese e degli artigiani. Abbiamo la più alta pressione fiscale d’Europa. Basti pensare che su 50mila euro di reddito d’impresa, ben 30mila euro se ne vanno in imposte. Restano in media 20mila euro, circa 1.600 euro al mese. Stiamo parlando di una cifra insufficiente ad investire sulla propria attività, a creare occupazione, a soddisfare i propri bisogni. Se il nostro Paese vuole crescere, la piccola impresa deve potere investire. E con questa tassazione è impossibile”. Il segretario territoriale Brancati ha chiarito che su 137 realtà italiane prese in esame risulta essere la zona di Gorizia-Udine quella con una minore imposizione fiscale, 54%, mentre peggio di tutti sta Reggio Calabria, con il 73%. Tra le imposte da corrispondere al Fisco l’Imu, la Tasi, la Tari, l’Irap, l’Irpef, i contributi per il personale dipendente. Il rapporto è stato stilato dall’Osservatorio permanente della Cna sulla tassazione delle Pmi. Il presidente Santocono ha poi aggiunto: “Abbiamo scelto questa data non a caso. E’, infatti, l’avvio di un periodo feriale ma è anche il momento in cui si approssima la stagione autunnale nel corso della quale svilupperemo una serie di iniziative che si caratterizzeranno per una serie di tematiche specifiche. Tre, in particolare, le priorità su cui accenderemo i riflettori: la tassazione, con interventi che punteranno ad ottenere un abbassamento dell’imposizione fiscale; l’abusivismo nei vari comparti della piccola e media impresa, fenomeno che va combattuto; le infrastrutture con particolare riferimento al futuro della Ragusa-Catania e della Rosolini-Modica”.
Giorgio Liuzzo